Il Gdpr, General data protection regulation, è una pietra miliare nella sicurezza a livello informatico.
In Europa, fino dicembre 2018, sono state segnalate oltre 59mila infrazioni informatiche che hanno causato una perdita di dati, ma la distribuzione geografica lascia perplessi. Al primo posto per notifiche troviamo i Paesi Bassi, al secondo posto la Germania e al terzo il Regno Unito. Questi tre Paesi, da soli, rappresentano il 65% delle violazioni totali denunciate in Europa nel 2018. Il quarto posto, occupato dall’Irlanda, ne conta un terzo rispetto al Regno Unito. L’Italia, che sta a metà classifica, solo 610. È evidente che qualcosa non torna. «L’applicazione concreta del Gdpr, almeno in Italia, dopo un anno è molto a macchia di leopardo – dice Fabrizio Croce, Area director south Europe WatchGuard Technologies – molto più presente e applicata in aziende più strutturate ma sostanzialmente abbastanza ignorata nel nostro enorme tessuto delle Pmi e anche nella Pa». Più ottimista è Andrea Muzzi, Technical Manager F-Secure, che ha visto molta attenzione al tema, ma pone l’accento su aspetti tecnici e organizzativi gravi che rallentano la reale messa in opera delle misure di sicurezza. «Dalla nostra collaborazione con le aziende – dice Muzzi – vediamo come alcune stiano ancora lavorando su elementi di base e altre abbiano già iniziato lentamente gli audit di terze parti, i trasferimenti internazionali e un trattamento dei dati più complesso ed elaborato».
Una lentezza che può anche esser giustificata da una carenza dal punto di vista infrastrutturale interno.
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Fonte http://bit.ly/2LzAkux