In questo articolo pubblicato il 23 agosto 2021, abbiamo parlato dei cambiamenti che verranno introdotti da Google a partire dal 2023, ma che come vedremo sono già iniziati, riguardo la privacy online. Nell’articolo di oggi riprendiamo l’argomento in maniera più approfondita, anche alla luce delle recente novità, perché, come dice il titolo, internet sta cambiando. Ed è importante non farsi trovare impreparati.
La privacy su internet sta cambiando
Per parlare di privacy, partiamo da tre notizie correlate fra loro:
- Ad aprile Apple ha introdotto una finestra pop-up per iPhone, la quale chiede il permesso all’utente di venire tracciato da diverse app (leggi l’articolo qui).
- Google ha recentemente avviato un progetto per eliminare la tecnologia di tracciamento dal suo browser Chrome (di cui abbiamo parlato qui).
- Il vice presidente di Facebook Graham Mudd ha recentemente dichiarato di aver messo centinaio di ingegneri al lavoro per trovare un nuovo metodo di fare pubblicità sul famoso social, senza fare affidamento sui dati personali degli utenti (qui la notizia).
Se è vero che tre indizi fanno una prova, queste tre notizie dimostrano che le cose stanno cambiando e che i giganti del web stanno facendo le proprie mosse per adattarsi. A ben vedere però non si tratta solo di sopravvivenza. I grandi colossi del web si stanno preparando ad una vera e propria battaglia per il futuro di Internet.
Una battaglia che è già iniziata e che non coinvolge solo il settore del web e i suoi giganti, ma anche le medie e piccole imprese. E che preannuncia grandi cambiamenti nel modo in cui le informazioni personali possono essere utilizzate online, con conseguenze profonde sui metodi e le tecnologie attraverso cui le aziende fanno soldi sul web.
La pubblicità online
La luce dei riflettori è puntata su quello che è stato lo scheletro portante di Internet, la pubblicità.
Più di 20 anni fa Internet ha prepotentemente sconvolto l’industria della pubblicità, mandando in crisi giornali e riviste, che hanno visto ridursi notevolmente il numero di annunci pubblicitari stampati, e minacciando di spodestare il trono della TV come mezzo di comunicazione numero uno per la pubblicità di massa.
Le aziende hanno spostato la propria attenzione, e le proprie risorse economiche, verso la pubblicità online, sfruttando sistemi di tracciamenti dei dati dei social per mostrare alle persone annunci personalizzati secondo i loro interessi. Questo spostamento di capitali verso il web ha aiutato la crescita di Facebook, Google e tante altre aziende, che sono state così in grado di mantenere gratuiti i propri servizi.
In cambio gli utenti venivano costantemente monitorati con strumenti come i cookies e i dati raccolti venivano utilizzati per pubblicità ad hoc per ogni singola persona. Un sistema decisamente redditizio che ha generato, secondo le stime, oltre 350 miliardi di dollari, ma che si insinuava prepotentemente nella privacy degli individui, collezionando ed immagazzinando dati. E che ora sta per essere smantellato.
Il futuro della pubblicità online
Spinti dalle paure sulla privacy online, Apple e Google hanno iniziato a rivedere le regole per la raccolta dei dati personali su Internet. Apple ha introdotto strumenti che impediscono agli inserzionisti di raccogliere i dati degli utenti. Dal canto suo, Google, che fa grande affidamento sulla pubblicità digitale, sta cercando soluzioni alternative per continuare ad inviare pubblicità mirate, senza accedere ai dati personali.
Se le informazioni personali non sono più la moneta di scambio per usufruire di un servizio gratuito, qualcos’altro dovrà prendere il suo posto. Inserzionisti, sviluppatori web e negozi online (e-commerce) stanno cercando di adattarsi al cambiamento, in alcuni casi addirittura stravolgendo il proprio modello di business.
Non potendo più contare sulle pubblicità mirate, molti hanno scelto di rendere i propri contenuti a pagamento, obbligando gli utenti a pagare una tassa d’iscrizione per potervi accedere. Jeff Green, direttore amministrativo di Trade Desk, una società di tecnologia pubblicitaria della California che collabora con grandi agenzie pubblicitarie, ha dichiarato che questa rivoluzione è fondamentale per la natura stessa di Internet:
“Internet sta rispondendo alla domanda contro cui sta lottando da decenni: come riuscirà Internet a pagarsi da solo?” (fonte) dice Green.
Questa situazione potrà nuocere a quelle aziende che puntano molto sulla pubblicità online e, inizialmente, anche alle grandi imprese come Facebook. Alla lunga però, saranno proprio i grandi colossi ad uscirne vincitori. I pubblicitari che non potranno più contare sul tracciamento dei dati, ma che dovranno necessariamente continuare a fare pubblicità online, saranno obbligati a rivolgersi alle grandi compagnie, che deterranno ancora la maggior parte dei dati degli utenti.
David Cohen, amministratore delegato di Interactive Advertising Bureau, sostiene che questi cambiamenti continueranno a “portare soldi e attenzione verso Google, Facebook, Twitter”. Il tutto è reso ancora più complicato dalla diversa visione che separa i due attori principali del cambiamento: Apple e Google.
Se il primo vorrebbe consentire ai propri clienti, i quali già pagano un abbonamento, di bloccare interamente qualsiasi pubblicità, alcuni dirigenti della grande G hanno dichiarato che Apple vuole trasformare la privacy in privilegi per coloro che possono permettersi di pagare per i loro servizi.
Ciò significa che il grado di personalizzazione di Internet aumenterà ulteriormente, con utenti Apple che vedranno apparire pubblicità solo se lo richiedono e utenti Google che continueranno a visualizzare annunci promozionali mirati. Si rischia una divisione netta, come ventilato da Brendan Eich, fondatore di Brave, un browser web privato, che ha dichiarato: “sarà la storia di due internet”.
Le aziende che non mantengono il passo rischiano di venir lasciate indietro.
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