La nuova direttiva sul Copyright Digitale ha il dovere di aggiornare e riscrivere le regole sul diritto d’autore nell’Unione Europea, ferme al 2001, quando Internet era una cosa ben diversa rispetto a oggi. Questa nuova direttiva sul copyright digitale ha il dovere di dover armonizzare le leggi nei singoli stati, fornendo delle basi comuni chiare sulle quali ogni stato può mettere a punto i propri regolamenti. La situazione è che diversi articoli della direttiva sono scritti in modo vago e ambiguo, creando modi d’interpretazione alquanto creativi da parte degli stati membri, rendendo più difficile il processo di armonizzazione. In queste settimane, quello che ha fatto discutere è la modifica apportata a questa direttiva dalla Commissione Giuridica dell’Europarlamento agli articoli 11 e 13 rispetto al testo originario.
Cosa trattano questi due articoli?
L’Articolo 11 noto come Link Tax, non si parla di tassare i collegamenti ipertestuali, ma il nome deriva dal fatto che con l’approvazione verrebbe imposto a tutti di pagare in denaro ciascun editore ogni volta che un materiale prodotto da lui venisse pubblicato su una qualsiasi piattaforma, per riconoscere la paternità del suo lavoro al 100% ed evitare appropriazioni indebite, cosa che nel web oggi accade spesso, specialmente ai danni dei più piccoli. Facendo un esempio concreto, un utente di Facebook pubblica un contenuto sul suo profilo personale (testo, immagine, video, musica, ecc…) però questo contenuto appartiene ad un editore che l’ha creato in un sito web esterno e anche certificato con copyright, in questo caso Facebook sarebbe responsabile e dovrebbe corrispondere al creatore un corrispettivo in denaro per non danneggiare la paternità dell’opera, con la stesura di una licenza ben definita per ogni opera.
L’ Articolo 13 istituisce invece il cosiddetto Upload Filter, prevede per le piattaforme online con contenuto generato dagli utenti come Wikipedia, blog, forum e social network una forma di verifica preventiva dei materiali postati (foto, audio, codici, testo) per impedire violazioni del diritto d’autore. In pratica un filtro che impedisce agli utenti di caricare su piattaforme online materiale protetto da copyright. Quindi facendo un esempio concreto, ritrovandoci nella situazione descritta prima per l’articolo 11, quel contenuto con il filtro attivo verrebbe rimosso automaticamente, un pò come accade con i filtri anti-pubblicità per i browser, ADBlock.
Quindi applicare questi due articoli scritti in questo modo sarebbe una grossa rivoluzione nel mondo digitale, dove tutti pubblicano sui social o su altre piattaforme contenuti creati da altri. I colossi del web dovrebbero attuare di conseguenza su tutte le loro piattaforme e modificarne i metodi ed usi dell’Internet che conosciamo tutti ed avrebbero anche molte più responsabilità per la tutela del copyright. Per questo motivo ci sono i colossi del web che si schierano contro da una parte, mentre dall’altra molti editori, specialmente quelli indipendenti e piccoli si schierano a favore per poter riuscire a tutelare meglio il loro lavoro, infatti spesso le loro opere vengono rubate, quindi qualche forma di regolamentazione in più ci vuole sicuramente.
La nuova direttiva sul Copyright Digitale è già entrata in vigore? Che cosa cambierà in futuro?
La nuova direttiva sul copyright digitale non è stata ancora discussa nel Parlamento Europeo ed è stata addirittura messa in sospensione nella giornata del 5 Luglio, gli Europarlamentari hanno deciso con un voto di rinviare la discussione sulle nuove regole a settembre. Per sapere come effettivamente si evolverà la situazione, sicuramente ci si aspetta delle modifiche sostanziali per poi arrivare ad una versione più soft che faccia calmare le acque, sia tra i promotori che tra i detrattori della riforma sul Mercato Digitale Unico.